Vivere la catastrofe del respiro, tra utopia e distopia

Data limite per l’invio degli articoli: 15 Ottobre 2020

Uscita prevista: dicembre 2020

Inviare l’articolo a: redazionethomasproject@gmail.com

Come vivere in tempi di crisi? E come la filosofia e le scienze sociali possono aiutare ad attraversare anche tempi di grande esposizione individuale e collettiva alla morte? Quali attitudini ci consentono di sviluppare davanti alla paura, e al rischio – presente ogni qual volta la paura diventa un fenomeno collettivo – che la società ne venga completamente divorata? Come sviluppare un’attitudine critica in un momento di grande incertezza personale e sociale, soprattutto di fronte a fenomeni, del resto ben descritti da Foucault, in cui un potere o una particolare disciplina scientifica, pretende di guidare da solo la società al di fuori delle regole prestabilite e dentro uno spazio di emergenza?

Sono queste le domande che ci ha posto la recente crisi pandemica, ma sono le stesse che, in fondo, vengono sempre presentate all’umanità, ogni qual volta avviene una catastrofe, provocata dalla natura o dall’uomo. E sono le domande che da tempo ci vengono poste dalla drammatica crisi ecologica e politica che vive il nostro pianeta.

In questo senso, la Grande pandemia del 2020 sembra aver funzionato da grande catalizzatore apocalittico di tutte le crisi che attraversavano la nostra società globalizzata: come se avesse rivelato le debolezze, le linee di conflitto nascoste, la “mancanza di respiro”, appunto, che il nostro tempo viveva già da prima. Quando il mondo entra in una nuova epoca, tutto un orizzonte culturale fa i conti con se stesso, con le sue tecniche di sopravvivenza e di ripensamento: come pensare, per esempio, il rapporto tra “economia” ed “ecologia” mentre lo spazio domestico, la casa – l’oikos -, diventa sempre più il luogo in cui rinchiudere la precarietà dell’esistenza e in cui anche lo spazio pubblico deve essere confinato?

Il nostro modo di pensare il futuro ha però degli effetti immediati sul presente che viviamo. L’utopia e la distopia costituiscono in questo senso due modi di pensare – tanto della filosofia, quanto delle scienze sociali e delle arti – per reimmaginare e riaprire da subito le nostre condizioni di vita collettiva e individuale.

Thomas Project ha seguito la crisi pandemica attraverso una mappa di letture e una mappa di domande. È a partire da questi due archivi eterotopici, in cui è possibile seguire saperi differenti a confronto in un momento di catastrofe, che ci proponiamo, in questo numero, di riflettere sulle diverse maniere di respirare, alternative a quelle di prima, e capaci di farci respirare di nuovo tutte e tutti. Cominciando dal ruolo che possiamo e dobbiamo ora immaginare per le stesse humanities, come strumenti di ricerca vicini all’esistenza, generatrici di tecniche di vita e di punti di domanda in grado di condurci insieme oltre l’incertezza del nostro presente.

Autori invitati: Elettra Stimilli, Francesco Garritano.

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Tempistica e scadenze:

15 Ottobre: consegna dell’articolo.

15 Ottobre– 15 Novembre: periodo dei lavori di referaggio e invio di eventuali proposte di modifica.

30 Novembre: consegna dell’articolo definitivo.

1 Dicembre – 15 Dicembre: periodo dei lavori redazionali, di impaginazione e verifica editoriale.

Mese di Dicembre: uscita del numero.